Nella sua officina meccanica, Alfieri lavora con i fratelli Ettore e il giovane Ernesto solo per pochi mesi: di lì a poco lo scoppio della 1^ guerra mondiale costringerà i primi due ad arruolarsi.
In virtù delle loro conoscenze Alfieri è destinato alla Nagliati, una fabbrica di motori aeronautici , Ettore alla Franco Tosi fabbrica che assemblava i motori per aereo Isotta Fraschini.
A Bologna rimane Ernesto ma solo fino al compimento del 18^ anno, quindi ,due anni dopo, anch'egli parte arruolato e l'officina chiude. Fortunatamente gli incarichi che ricoprono tengono lontani tutti quanti da situazioni di pericolo ed i fratelli si ritrovano nel 1918 pronti a proseguire la loro attività.
Alfieri, da tempo guida riconosciuta della famiglia, trova inadeguata la sede di via De' Pepoli e nei primi mesi del 1919 la Alfieri Maserati trasferisce la propria attività, in locali più appropriati per dimensione e dislocazione, alla periferia di Bologna e precisamente in Frazione Alemanni 179 detta comunemente detta Pontevecchio.
Il fabbricato, ex deposito di damigiane, oltre che da officina, ufficio e magazzino costituisce anche l'alloggio per i fratelli ed i loro genitori mentre Bindo rimane all'Isotta Fraschini.
In questi locali viene trasferita da Milano anche la "Trucco e Maserati" la società inizialmente così denominata dedita alla costruzione di candele che Alfieri aveva fondato a seguito di un suo brevetto riguardante l'isolante in mica.
E' dunque a Pontevecchio che il lavoro dei fratelli si sviluppa: qui i fratelli Maserati costruiscono vetture assemblando, come allora si era soliti fare, componenti meccaniche di diversa provenienza.
Alfieri non ha perso la voglia di correre: torna a gareggiare dapprima con una SCAT rimessa a nuovo grazie all'aiuto di Ettore ed Ernesto poi con una Nesselsdorf ma in entrambi i casi i risultati sono deludenti per la scarsa competitività delle vetture.
Comincia così a balenare l'idea di costruire una vettura propria. I tempi non sono maturi ma ci siamo quasi: viene assemblata un'auto reperendo le parti meccaniche che sono reputate le migliori per la singola funzione. Il telaio è Isotta Fraschini, il motore è Hispano-Suiza, il cambio è SCAT: il nome della vettura è "Tipo Speciale". E' il 1921.
Con questa auto Alfieri è secondo di classe al Mugello e quarto assoluto dopodiché vince, con il fratello Ernesto la Susa-Moncenisio. Dopo altri buoni risultati anche la Tipo Speciale viene abbandonata in favore di un'altra vettura sempre a marchio Isotta Fraschini debitamente modificata dai Maserati.
Con questa auto arrivano le vittorie al Mugello, alla Susa-Moncenisio e alla Aosta-Gran San Bernardo.
La stella dei Maserati torna a brillare e la Diatto li vuole con sé per il suo programma sportivo. La Casa di Torino affida ad Alfieri il volante di una "20 S" con cui vince a Monza. Il motore è il punto debole della vettura così Alfieri provvede a sostituirlo con un Hispano-Suiza. Nel 1923 con questa vettura vince tre gare. L'anno successivo, mentre Alfieri è ingiustamente squalificato, anche Ernesto, che prende il suo posto, vince alcune gare.
Intanto Alfieri ed Ernesto collaborano con l'ingegner Coda nella progettazione di un nuovo motore Diatto: un 8 cilindri bialbero di due litri di cilindrata dotato di compressore Roots.
La crisi divora oramai la fabbrica torinese e il debutto della vettura a Monza nel giugno del '25 è deludente per mancanza di un'adeguata messa a punto.
La Diatto abbandona le corse e Alfieri coglie l'occasione per rilevarne tutto il materiale dell'attività sportiva grazie all'indispensabile aiuto del marchese De Sterlich.
Sulla base del materiale rilevato i fratelli Maserati lavorano duramente nell'inverno del 1926 per costruire la prima vettura che porterà il loro nome: la "Tipo 26".