Il 1956 vede i Maserati impegnati nel rinnovamento della gamma ma anche in un progetto anomalo: l’allestimento per conto della casa di lubrificanti Bardahl di una macchina per la 500 Miglia di Indianapolis mossa da un motore Ferrari 6 cilindri in linea di 4400 c.c. 380 CV. Ernesto Maserati va a Maranello (!) per ritirare il motore.
Compito della OSCA è montarlo su un telaio Kurtis Kfraft. La macchina però soffre di gravi problemi tecnici: l’impossibilità di rendere omogeneo il rendimento delle varie componenti e il conseguente palleggio di responsabilità, sancisce ben presto la fine del progetto.
Se la classe 1100, da sempre punto fermo dell’attività della Casa, volgeva ormai al declino se non alla cancellazione, ecco pronta l’alternativa: la OSCA 187 di 750 c.c., capace di sviluppare 70 CV., per il raggruppamento più basso della Categoria Sport.
La denominazione indica la cilindrata unitaria dei cilindri.
La carrozzeria bassa e ben profilata si appoggiava su un telaio reticolare, soluzione all’avanguardia e per questo, purtroppo, ben presto abbandonata per la sua complessità esecutiva che non consentiva i necessari costi ridotti. Si ritorna quindi, già col secondo esemplare, a un ben più tradizionale telaio tubolare.
Questa vettura oltre a distinguersi nelle varie competizioni, fu anche la base per la 950 che utilizzava lo stesso telaio con motore della 187 che, rialesato, arrivava a 954 c.c. .
Questo progetto rischiava di rimanere a sé stante vista l’incertezza dei regolamenti invece, a sua volta, fu la base della nuova 1100 ora resasi necessaria visto che, dopo molti anni, il titolo stava sfuggendo alla casa bolognese.
Nel 1956 la OSCA propone la Mt4 con carrozzeria rinnovata, talvolta equipaggiata con i motori della serie TN e, come ulteriore novità, dotata del telaio S (Sport) con modifiche sostanziali al retrotreno per garantire più resistenza alle sollecitazioni.
La squadra ufficiale OSCA poteva contare su Villoresi, Maglioli oltre a Chiron, Sgorbati, Piotti e Cabianca.
Sui campi di gara la dirigeva il solito Sergio Martelli mentre i Maserati solitamente non si spostavano da Bologna. Solamente quando vi era una corsa importante non troppo distante dalla città felsinea si poteva vedere Ernesto seguire le questioni tecniche, Bindo quelle di relazione mentre Ettore non si notava per via della sua discrezione.
Si notava invece Carlo Maserati, figlio di Ettore, che già lavorava in officina e che si apprestava a laurearsi in ingegneria meccanica.
Anche il 1956 vede una incontestabile supremazia delle vetture OSCA vittoriose in Italia, Stati Uniti, Messico e Francia.
I successi sono tanti che il 1956 è definito l’anno di tutte le vittorie
Se l’organizzazione ai box fosse altrettanto valida e se i piloti dessero una presenza più costante, i successi potrebbero essere addirittura maggiori.
In officina invece non vi sono problemi di sorta: l’impegno e la passione dei Maserati per il proprio lavoro influenzano anche le maestranze che non fanno mai mancare il loro sostegno e l’enorme mole di lavoro viene svolta da due/tre decine di persone.