Quello che si temeva purtroppo è accaduto. A nulla sono valsi gli sforzi di tutti coloro che si erano attivati perché ciò non avvenisse. Purtroppo, incredibilmente, quanto rimaneva della sede storica Maserati di Via Emilia Levante in Località Pontevecchio,
è stata demolita per far posto a un moderno condominio.
Come è noto la Maserati fu fondata a Bologna, con sede in Vicolo de’ Pepoli 1, il 1º dicembre 1914. Nell’immediato dopoguerra, nel 1919, l’attività viene trasferita in una sede più grande, fuori dalle mura della città, in via Emilia Levante, nel rione Pontevecchio, oggi Via Oretti nel Quartiere Savena.
In questo vasto ambiente i fratelli Maserati stabiliranno anche la loro abitazione e la produzione di candele.
E’ nella sede di Pontevecchio, in attività dal 1 aprile 1919, che i fratelli Maserati adattando uno stabile utilizzato in precedenza come magazzino all'ingrosso di terraglie e damigiane, ricominciano la loro opera modificando dapprima vetture Isotta Fraschini.
E’ nella sede di Pontevecchio che nell’aprile del 1926 vede la luce la prima vettura a marchio Maserati, la Tipo 26.
E’ nella sede di Pontevecchio che fino al 1939 vengono prodotti capolavori della meccanica capaci di fronteggiare e battere la migliori vetture del tempo.
Ebbene la sede di Pontececchio, la bella palazzina in mattoni, peraltro già abbondantemente rimaneggiata, ora non esiste più.
La riqualificazione in via Oretti avrebbe dovuto essere realizzata in modo da “salvare” il muro dell’inizio del 1900 che appartenne alla prima fabbrica Maserati ma ciò non è avvenuto.
Temendo il peggio, già il 20 giugno 2014 l’Arch. Francisco Giordano, a noi ben noto, a nome del Comitato Scientifico Associazione Amici delle vie d’acqua e sotterranei di Bologna aveva depositato presso la Soprintendenza BAP di Bologna una istanza per la tutela di quanto restava della sede della Maserati in Pontevecchio.
L’istanza, era supportata dall’appello a cui già molte persone/gruppi/associazioni avevano aderito, e che era stato sottoscritto, fra l’altro, dai presidenti e/o responsabili di AIPAI Associazione Italiana per Il Patrimonio Archeologico Industriale, ITALIA NOSTRA di Bologna, Modena e Forlì, Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna, Gruppo di Studi della Pianura del Reno, AISA ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA STORIA DELL’AUTOMOBILE, COMITATO PER BOLOGNA STORICA E ARTISTICA, “Tecnostoria – Progetto Interregionale Terra di Motori”, SAVE INDUSTRIAL HERITAGE, Centro Informaz. e Documentaz. AICS Associazione Italiana Cultura e Sport di S.Lazzaro di Savena, BOLOGNA SOTTERRANEA (Amici delle vie d’acqua e dei sotterranei di Bologna), Maserati Classiche c/o MASERATI S.p.A.
La suddetta istanza seguiva quella analoga già presentata dalla AIPAI Associazione Italiana Patrimonio Archeologico Industriale alla stessa Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Bologna ed alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna.
Alla luce di quanto accaduto, grande perciò è la sua delusione: "Nonostante le rassicurazioni e le comunicazioni pubblicate anche sulla stampa, con cui si accoglievano le richieste del mio "Manifesto per la salvaguardia di quanto resta della sede della nota casa automobilistica Maserati" sita in Pontevecchio (Bologna), sottoscritto da numerose associazioni, enti, professori universitari e cittadini, l’edificio in cui furono progettate e costruite le prime prestigiose auto da corsa con tale marchio (1919-1939) è stato definitivamente ed irrimediabilmente demolito. L'Emilia perde un pezzo della sua storia legata ai motori e all'industria proprio durante la ricorrenza dei 90 anni della “Tipo 26”, la prima Maserati costruita proprio in quel capannone."
Naturalmente, adesso è viva la polemica tra l’Associazione Italia Nostra, che definisce indegno quanto avvenuto, e l’impresa che attua la riqualificazione dell’area. Secondo quest'ultima, la struttura era pericolante e non dava garanzie di sicurezza. Secondo l'impresa poi, la costruzione non godeva di nessun vincolo a sua tutela e nemmeno la Maserati, pur contattata, non ha mostrato interesse.
“La targa commemorativa che forse verrà affissa sulla nuova palazzina di certo non porrà rimedio alla scomparsa di una significativa testimonianza della nostra identità” ribattono le Associazioni mentre il Comune e l’impresa di costruzioni si difendono sostenendo che sono comunque stati salvati gli elementi di maggior pregio e che saranno ricostruiti con materiali originali.
Anche se ciò avverrà, tutti noi sappiamo che l’originalità ha un valore ben diverso di quanto pur fedelmente ricostruito: il tutto per quanto ben fatto, non potrà mai avere lo stesso valore storico/culturale della struttura originale.
Qui il comunicato stampa di Italia Nostra emesso a commento dell'accaduto.