Esemplare unico, prototipo, dream car, infine concept car. Tanti termini sono stati usati nel tempo per definire la realizzazione di un'idea, di un sogno, del futuro.
In passato i Carrozzieri italiani sono stati i maestri dell'innovazione stilistica.
Gli esemplari unici da loro realizzati per facoltosi clienti o per tracciare nuove tendenze destano stupore ancora oggi.
Con l’espressione inglese concept car, oggi si suole identificare una vettura prototipo destinata a prefigurare le linee guida stilistiche o tecnico/tecnologiche di una Casa automobilistica e ad anticipare quindi gli stilemi tecnici e stilistici della propria produzione automobilistica futura.
A volte le concept car sono realizzate senza tenere conto dei vincoli imposti dagli standard produttivi tanto che molto difficilmente esse vengono messe in produzione senza modifiche sostanziali. Per questo, spesso i prototipi sono spesso destinati a restare un puro esercizio tecnico e stilistico.
Il loro ruolo è comunque fondamentale perché l'esposizione nei saloni di vetture prototipo consente al costruttore, mediante le reazioni del pubblico e della stampa specializzata, di valutare quanto le soluzioni proposte potranno essere gradite.
Grazie alla sua lunga storia, Maserati ha realizzato vetture che rispondono a tutti i termini inizialmente detti: esemplari unici o prodotti in serie limitatissima costruiti fin dagli anni '30 oggi oggetto del più alto collezionismo, dream car simbolo della rivoluzione degli anni '60 e '70 e concept car destinate ad indicare possibili nuove ma realistiche tendenze.
Guardare la Boomerang è ancora oggi fare un salto nel futuro, ancora oggi la Boomerang è una dream car.
Immaginate la sensazione che destò alla sua presentazione al salone dell'auto di Torino nel 1971.
In quell'occasione la vettura era solo una maquette ma già al salone di Ginevra del 1972 divenne un prototipo marciante grazie alla meccanica della Bora.
Pertanto, in posizione centrale trova posto il classico 8 cilindri da 4,7 litri di cilindrata in grado di erogare 310 CV.
La linea è straordinaria: trapezoidale, con il cofano e il parabrezza che proseguono sulla stessa linea, l'altezza di appena un metro, il dominio delle linee rette - tanto che lo stesso Giugiaro diceva che era stato disegnata usando quasi esclusivamente il righello.
Tutto questo sconvolge le linee tradizionaliste delle Maserati ed influenzerà il design di modelli di altre marche anche di grande diffusione.
Alla fine degli anni ’60 Maserati sente la necessità di sostituire la Mexico vettura ancora valida ed elegante ma stilisticamente superata.
Come consuetudine, la Casa affida a Carrozzieri diversi l’incarico di proporre la loro visione per la nuova vettura.
La Simun è il risultato del lavoro della Carrozzeria Ghia su disegno di Giugiaro.
Il design costituisce un notevole salto rispetto alla Mexico da cui si discosta notevolmente: scompare infatti il terzo volume.
La sagoma della Simun è allungata, caratterizzata da una linea discendente dell’abitacolo che continua fino in coda.
L’anteriore si presenta con fari a scomparsa ed un cofano imponente, il fianco della vettura è caratterizzato dalle feritoie per lo sfogo dell’aria calda del motore e dalla grande superficie vetrata.
L’attenzione è attirata in particolare dal vetro posteriore dall’andamento a salire per poi tornare a scendere.
L’abitacolo riprende l’impostazione votata alla comodità così come era nella Mexico ed è a 2 posti + 2.